La Materia per me

Il chilometro zero e il chilometro buono.
Cucinare non è dar da mangiare. La cucina è un laboratorio di sartoria che usa i sapori invece dei fili, le spezie e le erbe aromatiche come fossero bottoni e occhielli.
Dunque, immaginate… immaginate un sarto, seduto accanto alla finestra più vicina alla luce del sole; pensatelo mentre sceglie silenziosamente, con occhi immersi nel suo tessuto,il momento e il punto più perfetto per infilare l’ago, nel primo di mille punti, in un lunghissimo susseguirsi di passi nella stoffa, l’ago votato a strumento per soffiare la vita dentro ad una trama di filato, un disegno appena accennato, immaginato in uno schizzo, il senso del creativo e del geniale che risveglia l’ordito, l’immaginazione che usa e sfida tutte le leggi della matematica, della fisica e della magia, per rendere un’idea infinita un sogno realizzato… davvero userebbe un filo qualsiasi per un’opera tanto amata sin dal suo non esistere ancora…? Davvero? Solo per avere magari un negozio sotto casa, rinuncerebbe all’incanto della luce riflessa mentre il filo si fa accompagnare a mano dall’ago,per vivere la sua vitalità tra le curve del tessuto? Davvero userebbe per un abito che ha immaginato, un filo qualsiasi, senza averlo cercato, toccato e spesso gustato, quasi sciolto tra le labbra per percepirne la vibrante elasticità; davvero immaginate potrebbe sacrificare tutto l’amore per quell’abito, usando un filo di comodo?
ecco, il chilometro zero, per me è sbagliare il filo, per non cercare, magari faticosamente, un ingrediente più buono, spesso non vicino…
buono per me, pensando a voi.